Mercato dei LCV e dei van: perché è sotto pressione?
- 05/10/23
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I tempi di consegna dei veicoli commerciali leggeri e dei van stanno subendo non soltanto le stesse difficoltà di tutta l’industria automotive, ma anche problemi più specifici. Fraikin fa il punto sulla situazione del mercato dei LCV.
Durante la prima metà del 2020, il primo lockdown ha provocato un rallentamento della produzione automobilistica mondiale, il rinvio dei suoi investimenti e la sospensione degli approvvigionamenti fondamentali per la filiera. Alla fine del 2020, il mercato europeo ha registrato una ripresa inaspettata, che si è dimostrata tanto violenta quanto lo è stato il calo dell’attività tre mesi prima. I produttori, che fino a quel momento temevano di dover gestire un eccesso di scorte, si sono ritrovati al contrario non in grado di soddisfare la domanda e quindi si sono visti costretti ad allungare i tempi di consegna.
Smaltire le scorte di veicoli “Euro 6D-Temp” invendibili a partire da gennaio 2021
Doppia prima grande crisi per il mercato dei LCV: da una parte la tendenza delle case costruttrici a rinunciare al diesel e la scadenza del regolamento del 1° gennaio 2021, data in cui quei veicoli dovranno essere conformi alla norma “Euro 6D-Full” chiamata anche “Euro 6d-ISC-FCM”. Per evitare l’accumulo di scorte invendibili dopo tale data, i produttori hanno volontariamente limitato, se non addirittura interrotto, nel 2020 la produzione di modelli idonei per la precedente norma “Euro 6D-Temp”. Il particolare contesto del primo semestre 2020 ha inoltre indotto a non programmare la produzione di alcuni modelli “Euro 6D-Full” se non a partire dalla seconda metà del 2021, pertanto le consegne dei veicoli stanno subendo dei ritardi. D’altro canto, la case madri non investono più in motori diesel per LCV e autovetture; queste motorizzazioni sono presenti solo nel 28% delle auto nuove vendute in Europa nel 2020, quando invece il 92,4% dei LCV europei è rimasto fedele al diesel.
Il mercato dei LCV frenato dalla crisi dei semiconduttori
La microelettronica è diventata sempre più strategica per i costruttore automotive perché rappresenta ormai un elemento imprescindibile sui veicoli di oggi. Per quel tipo di componenti si è tuttavia registrato dall’inizio della pandemia un aumento della domanda a livello globale perché sono utilizzati anche per la produzione di telefoni e computer, diventati indispensabili considerata la generalizzazione dello smart working. La produzione di microcontrollori, concentrata nelle mani di una manciata di player tra cui Infineon e TSMC, è sovraccarica e non riesce a tenere il passo con la crescente domanda. Per quanto riguarda i componenti elettronici, la carenza potrebbe durare fino alla fine del 2021. A ciò si aggiunge anche una carenza di quarzo, necessario per la produzione dei display proprio in un momento in cui è sempre più comune la loro integrazione nei quadri di strumentazione. Come conseguenza di questa situazione industriale dell’elettronica, i tempi di consegna di un veicolo dipendono moltissimo dagli optionals scelti, nel momento in cui si riferiscono all’elettronica.
La condivisione delle produzioni ritarda la ripresa
Ultimo elemento che mette in difficoltà il mercato dei LCV: la crescente condivisione di apparecchiatura tra veicoli commerciali e autovetture. Dato che entrambi montano un gran numero di medesime apparecchiature tecniche, possono essere proprio i LCV a risultare gli sfavoriti se si devono fare dei necessari compromessi in caso di forte domanda di auto. Inoltre anche degli allestimenti specifici per i furgoni, come i gruppi frigo, contribuiscono ad allungare i tempi di consegna. Nella prima metà del 2021 dunque, il modo migliore per ridurre i tempi di consegna di un veicolo commerciale è sceglierlo con il minor numero di apparecchiature elettroniche possibili; l’aggiunta di un caricabatterie opzionale per un LCV elettrico o di un sistema audio di fascia alta infatti possono ritardare la consegna di diversi mesi.