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Mancanza di autotrasportatori: come trovare una soluzione?

  • 27/09/23
  • 4 min

Da diversi anni ormai il settore dei trasporti soffre di una seria carenza di autotrasportatori. Questa professione non ha una forte attrattiva, anche perché il settore non ha saputo valorizzare la sua immagine in un contesto più moderno. Suggerimenti.

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La carenza di autotrasportatori qualificati è da anni una realtà per il settore dei trasporti in Europa e questa tendenza non è cambiata nel 2020. Ancora prima che arrivasse la crisi sanitaria con le sue conseguenze economiche (ancora difficili da quantificare), l’International Road Transport Union (IRU) aveva previsto che questa mancanza di conducenti si sarebbe ulteriormente aggravata quest’anno. Secondo diversi osservatori, l’epidemia da COVID-19 non farà che accentuare il problema.

Rispetto al 2019, nel 2020 la carenza complessiva di conducenti passerà dal 23% al 36% (fonte: IRU). Questa tendenza è stata confermata in molti paesi europei. Per esempio, nello stesso periodo, la percentuale di autotrasportatori mancanti passerà dal 22% al 37% in Polonia e dal 50% al 62% in Romania. L’associazione tedesca Fair Truck stima che entro il 2022 ci saranno circa 150.000 posti di lavoro vacanti. In Francia, l’Association de formation professionnelle du transport ha calcolato che attualmente mancano 42.000 autotrasportatori. Nel Regno Unito l’associazione Logistics (ex FTA) segnala che alla fine del 2019 il numero di autotrasportatori mancanti salirà a 59.000. In Spagna, secondo l’IRU e Fenadismer (Federación Nacional de Asociaciones de Transporte en España), mancano 15.000 autotrasportatori professionisti, ovvero il 20% del totale. Questa percentuale è destinata a salire al 30% l’anno prossimo.

 

Mancanza di conducenti, un problema di attrattiva

Le ragioni di questa carenza di personale sono note, ma non di facile soluzione. Innanzitutto, gli aspiranti camionisti possono venire scoraggiati dalla fatica associata alla professione (lunghi orari di lavoro, con turni a volte di notte, stress legato alle scadenze e alle richieste dei clienti, sforzo fisico quando si tratta di caricare/scaricare le merci, ecc.).

Inoltre, essere lontani da casi nei tragitti a media e lunga distanza e la difficoltà di conciliare vita professionale e privata possono essere un ulteriore freno nella scelta di questa carriera. Come se non bastasse, l’immagine che dà questo lavoro è piuttosto negativa. Durante il lockdown in Europa si è cercato senza successo di presentare gli autotrasportatori come degli “eroi” in prima linea contro il virus; eppure l’idea in sé aveva solide basi, perché è stato grazie a loro che sono stati garantiti i rifornimenti durante la pandemia.

Infine, la remunerazione non è considerata alta: lo stipendio medio di un camionista in Europa è di circa 2.000 euro al mese.

 

Pensare a più soluzioni per cambiare la situazione

Per migliorare questa situazione che diventa sempre più urgente, è essenziale prendere in considerazione diverse soluzioni allo stesso tempo. Il primo obiettivo è quello di valorizzare l’immagine della professione e comunicare meglio la realtà lavorativa. Anche se alcuni stereotipi sono radicati, la sicurezza e il comfort dei veicoli hanno visto in realtà grandi miglioramenti. I camion sono ora meglio equipaggiati, in particolare nelle cabine, che dispongono di più spazio per dormire. L’attività è stata progressivamente automatizzata e le spese di trasporto diventeranno meno condizionanti. Inoltre da diversi anni a questa parte, sono stati fatti grandi sforzi per aumentare la sicurezza e la qualità delle aree di riposo. Infine, i camionisti devono pensare alla logistica, alle relazioni con i clienti e all’ottimizzazione della flotta, perché gestiscono i dati, e quindi ci sono più prospettive di sviluppo di carriera (responsabile del pool, formatore, manager della flotta, ecc.).

Un’altra soluzione a breve e medio termine sarebbe quella di adeguare le assunzioni. Si stima che in Europa le donne costituiscano solo il 3-4% del totale degli autotrasportatori. Inoltre, l’età media dei camionisti si aggira intorno ai 40 anni, un dato che basta quasi da solo a spiegare la carenza di conducenti. Questa tendenza è infine accelerata dai pensionamenti. Modulare le assunzioni per raggiungere un maggior numero di donne e di gruppi di età più giovani potrebbe avere un impatto positivo. Questo approccio si è già dimostrato vincente negli Stati Uniti.

Infine, si dovrebbero prendere in considerazione soluzioni complementari, come i camion autonomi. L’autosufficienza dei veicoli sta facendo progressi e il settore dei veicoli pesanti è in prima linea. Si risolverebbe temporaneamente la carenza di personale, grazie anche a soluzioni di platooning e di pooling. Si tratta tuttavia di una misura a medio termine; inoltre, i camion autonomi hanno un costo molto elevato.

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